Pubblicato primo rapporto della Fondazione Cariplo
Il percorso di istruzione gratuita e obbligatoria previsto dall’art. 34 della Costituzione fatica a conseguire la sua finalità per gli studenti più svantaggiati.
E’ quanto emerge dal primo Rapporto Disuguaglianze, “Crescere in Italia, oltre le disuguaglianze” (scarica il testo del rapporto) pubblicato da Fondazione Cariplo. Un lavoro di ricerca che intende creare più conoscenza sulle diverse dimensioni della disuguaglianza e dei suoi impatti nei percorsi di apprendimento ed orientamento, con l’obiettivo di stimolare il dibattito pubblico e di rafforzare e sostenere politiche pubbliche maggiormente efficaci.
Emerge un quadro complesso e preoccupante: le disuguaglianze non sono mai a una sola dimensione, ma sono sociali, educative o sanitarie allo stesso tempo. E non riguardano solo coloro che ne subiscono le conseguenze più dirette. Ma tutti noi.
L’analisi parte dalla disuguaglianza dei redditi e dei patrimoni ed evidenzia che negli ultimi 30 anni c’è stato un aumento del divario nelle condizioni di partenza. Negli ultimi quindici anni l’area della povertà assoluta è più che raddoppiata: nel 2021 circa due milioni di famiglie si trovano in
una situazione di povertà assoluta, rispetto 819 mila del 2005.
L’analisi prosegue focalizzando l’ambito educativo dove emerge come l’origine familiare influenza di fatto il percorso scolastico degli studenti. Dagli studi effettuati emerge come un titolo di studio elevato dei genitori sia associato, infatti, a una maggiore probabilità di concludere la scuola media con voti elevati e quest’ultima, a sua volta, alla scelta di quale percorso intraprendere al termine della stessa. Gli studenti dei licei hanno pertanto genitori mediamente più istruiti e più agiati rispetto a quelli degli istituti professionali o tecnici.
Anche il fenomeno della dispersione scolastica (in Italia, benché in calo, ancora pari al 13,1%) appare fortemente condizionato dall’origine familiare, con una percentuale molto elevata di abbandoni tra i giovani i cui genitori hanno un livello d’istruzione più basso e una posizione professionale meno qualificata. Come ci si poteva attendere, il dato è particolarmente preoccupante poi tra i giovani con cittadinanza non italiana.
Molto interessante anche la rilettura dei dati dell’indagine OCSE Pisa nel 2015 che riesce a mettere in relazione il benessere degli studenti con le condizioni socioeconomiche e culturali della loro famiglia e dalla quale emerge che negli studenti svantaggiati c’è minore resistenza allo stress;
una soddisfazione più bassa per la propria vita; una minore motivazione nel raggiungere i propri obiettivi di apprendimento; livelli più bassi di auto-efficacia (ossia la fiducia nelle proprie
capacità di riuscita) e aspettative di carriera, anche a parità di conoscenze e abilità scientifiche.
Con una rilettura critica dei dati INVALSI, il rapporto ha tentato di ricostruire le carriere scolastiche degli studenti a partire dalla seconda elementare fino alla terza media. Gran parte degli studenti che frequentavano la seconda elementare nell’anno scolastico 2012/13 e che partivano con un svantaggio di apprendimento, sei anni più tardi, in terza media, non sono riusciti a recuperare i divari con cui si erano affacciati al sistema dell’istruzione.
Per loro la scuola dell’obbligo sembra sedimentare le differenze di partenza anziché fungere da ascensore sociale.