Al momento stai visualizzando Neurodivergenze, diagnosi e pregiudizi: perché le parole di Umberto Galimberti sono pericolose

Neurodivergenze, diagnosi e pregiudizi: perché le parole di Umberto Galimberti sono pericolose

Recentemente, Umberto Galimberti ha espresso opinioni discutibili sulle neurodivergenze e sulla psichiatria in un intervento pubblico. Le sue parole, pur vestite di autorevolezza filosofica, trasmettono una visione imprecisa e potenzialmente dannosa per chi vive sulla propria pelle la realtà della neurodivergenza.

Uno degli errori secondo noi fondamentali nelle affermazioni di Galimberti è la confusione tra neurodivergenza e malattia. Disturbi come la dislessia, l’ADHD o l’autismo non sono patologie da “curare”, ma condizioni neurologiche che determinano un diverso funzionamento cognitivo. Parlare di diagnosi come etichette che creano bambinə “deficienti” significa non riconoscere il valore della diversità neurologica e rafforzare lo stigma che già affligge molte persone neurodivergenti.

Galimberti sembra sostenere che diagnosticare una neurodivergenza significhi patologizzare il bambino o la bambina e creare in lui/lei un senso di inadeguatezza. In realtà, una diagnosi corretta permette di comprendere meglio se stessə e di accedere agli strumenti di supporto adeguati. Non è la diagnosi a far sentire “difettosi”, ma il modo in cui la società tratta la diversità. Secondo Galimberti, la presenza della psichiatria nelle scuole sarebbe un’invasione pericolosa. In realtà, la mancanza di supporto è il vero problema. Molti bambini e bambine neurodivergenti crescono senza ricevere gli strumenti giusti per affrontare il mondo, e il risultato è spesso un disagio psicologico evitabile. Negare l’importanza della salute mentale in ambito scolastico significa lasciare indietro migliaia di studentə.

Un altro punto delicato del discorso di Galimberti è il riferimento al presunto legame tra diagnosi e interessi delle case farmaceutiche. Se da un lato è giusto mantenere uno sguardo critico sul mercato dei farmaci, dall’altro è irresponsabile insinuare che gli/le specialistə della salute mentale siano mossə esclusivamente da interessi economici. La maggior parte dei disturbi dell’apprendimento non si cura con farmaci, ma con interventi psicoeducativi, strategie didattiche mirate e supporto psicologico.

Le parole hanno un peso. Dichiarazioni come quelle di Galimberti contribuiscono a diffondere idee errate, minando la fiducia nella psichiatria e nella neurodiversità. Se vogliamo costruire una società più inclusiva, dobbiamo partire dalla corretta informazione, dal rispetto per le differenze e dall’ascolto delle persone realmente competenti in materia.