La scuola non può diventare un’arma di divisione: ci opponiamo alle nuove Indicazioni Nazionali
Le recenti bozze delle Nuove Indicazioni Nazionali 2025 per la scuola ci lasciano sgomentə. Giuntə alla parte dedicata alla storia, abbiamo provato una reazione di profondo sconcerto: è inaccettabile che l’insegnamento della storia venga utilizzato come strumento per rafforzare lo scontro tra le civiltà, promuovendo una visione distorta, eurocentrica e pericolosa.
Una frase in particolare, contenuta a pagina 69 del documento, ci appare come una pietra di scandalo: “Solo l’occidente conosce la storia”. Un’affermazione che tradisce un’impostazione reazionaria e miope, ignorando decenni di studi postcoloniali e il contributo di numerose civiltà alla costruzione del sapere storico.
Usare la storia come strumento di divisione è non solo scorretto sul piano accademico, ma anche anticostituzionale. L’articolo 2 della Costituzione italiana afferma con chiarezza che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.” Come si può conciliare questa visione con un’educazione che sembra puntare alla divisione invece che all’inclusione?
Il rischio è evidente: escludere la storia delle civiltà non occidentali dai programmi scolastici equivale a trasmettere agli studenti e alle studentesse un’idea distorta e parziale del passato, rafforzando pregiudizi e barriere culturali. La scuola dovrebbe essere un luogo di dialogo e apertura, non il terreno per riaffermare un’egemonia culturale anacronistica.
La bozza delle Indicazioni Nazionali 2025 sembra inserirsi perfettamente nel clima politico attuale, caratterizzato da spinte belliciste e antimigratorie. La scelta di raccontare solo la “Storia dei bianchi” è una scelta pericolosa, che ignora la realtà delle nostre classi sempre più multiculturali e il dovere di offrire un’educazione equa e inclusiva.
Come educatorə, cittadinə e membrə di una società democratica, ci opponiamo fermamente a questa visione ristretta della storia e chiediamo un ripensamento immediato delle nuove Indicazioni Nazionali. Insegnare la storia significa fornire strumenti critici agli studenti, non imporre un’unica narrazione faziosa e discriminatoria.
L’educazione deve essere un ponte, non un muro. E noi continueremo a batterci affinché rimanga tale.