Su internazionale un articolo che approfondisce il tema delle mobilitazioni studentesche in risposta alla guerra nella Striscia di Gaza.
Le recenti mobilitazioni studentesche in risposta alla guerra nella Striscia di Gaza hanno rivelato verità scomode sulle università americane. È questo il punto di vista della giornalista Catherine Kim che nell’articolo “La parola agli studenti americani“ pubblicato settimanale “Internazionale” n°1562 ha approfondito questo tema, offrendo un punto di vista diretto degli studenti e delle studentesse coinvolti in queste dinamiche. Ci è sembrato uno spunto di riflessione importante da condividere, per questo riportiamo alcune informazioni riprese dall’articolo.
COSA STA ACCADENDO?
Negli ultimi mesi, numerosi campus universitari statunitensi sono diventati il fulcro di un crescente movimento studentesco contro le violenze a Gaza. Gli studenti e le studentesse delle principali università hanno organizzato accampamenti all’interno dei campus per manifestare pacificamente, esprimendo solidarietà attraverso canti, preghiere e slogan filopalestinesi. Tuttavia, nonostante la natura pacifica delle proteste, le risposte della polizia locale sono state spesso violente.
Gli studenti hanno denunciato punizioni ingiuste e arresti arbitrari, evidenziando come le università, che in passato avevano promosso i valori dell’attivismo e della libertà di espressione, stiano ora cercando di silenziare queste stesse voci dissidenti. La Cornell University e la New York University (NYU) sono esempi emblematici di questa realtà, con istituzioni che, attraverso campagne di marketing, hanno attratto migliaia di studenti vantandosi di promuovere il dissenso e valorizzare le voci degli studenti, mentre in realtà la situazione è ben diversa.
IL GREENWASHING DELLE UNIVERSITÀ
Questa dinamica non riguarda solo la Cornell e la NYU, ma è diffusa anche in molti altri college americani. Le università adottano strategie di greenwashing, costruendo un’immagine ingannevolmente positiva di sé stesse, sia dal punto di vista ambientale che sociale. Gli studenti, che si iscrivono con l’intenzione di fare la differenza, si trovano spesso intrappolati in un sistema che valorizza più la conformità che il vero cambiamento sociale.
LA RESISTENZA DI STUDENTI E STUDENTESSE
Nonostante la repressione, gli studenti non hanno rinunciato al loro diritto alla libera espressione e continuano a difendere le loro posizioni, mettendo in evidenza le contraddizioni delle loro istituzioni. Le manifestazioni pacifiche e le campagne di sensibilizzazione sono diventate un simbolo di resistenza contro l’oppressione e l’ipocrisia e rappresentano sicuramente anche una sfida cruciale per il futuro delle università.
PER SAPERNE DI PIÙ
Per approfondire la voce diretta degli studenti e comprendere meglio la loro lotta, vi invitiamo a leggere l’articolo “La parola agli studenti americani“ su Internazionale.